Leggendo un libro sulla storia della psichiatria, mi sono imbattuto nella figura del dottor Adler, il quale si allontanò dalla scuola psichiatrica di Freud a causa del suo punto di intendere la mente umana. Mentre Freud si concentrava sull’Io profondo e sulla pulsionalità dell’uomo, a cui contrapponeva la razionalizzazione e il controllo delle nevrosi, Adler si preoccupava dei rapporti dell’individuo col mondo esterno e sulla propria autorealizzazione, mediata dall’educazione.
Entrambi però tentavano di studiare la mente, anche se in due modi apparentemente differenti, ma che presentano delle analogie con le analisi dei sistemi, in quanto prendono in esame da un lato il modo d’interagire del sistema mente umana con il mondo esterno, nel caso di Adler, dall’altro le sue pulsioni e comportamenti, che potremmo identificare coi metodi e le interazioni tra i vari elementi del sistema mente umana.
In questo modo, si può pensare di vedere la mente umana come un sistema o macchina, quindi almeno in parte soggetta alle regole dell’informatica; il sistema mente umana può essere visto come composto da due elementi principali: l’hardware che si identifica con il cervello e il sistema nervoso nella sua totalità, e il software, ovvero il programma residente, identificato con la mente senziente, nei suoi vari livelli, dall’Ego profondo, fino alla Razionalità.
Volendo estremizzare questa visione della mente umana, si può pensare che essa sia composta altresì da diversi livelli di linguaggio, da quello binario, rappresentato dagli impulsi elettrici d’interscambio tra i neuroni, a quello ad oggetti, tipico della parte razionale e cosciente che formula idee (programmi) e vede i particolari dell’insieme della realtà (oggetti del linguaggio informatico).
Secondo il mio personale parere, questo modo di concepire la mente umana non dovrà sostituire gli altri, ma diventare complementare con gli altri (come avrebbero dovuto essere le due branche della psichiatria, Freudiana e Adleriana).
Share on Facebook